CARCERI ITALIANE: 29 SUICIDI! UNA VERGOGNA SENZA FINE!

Nel diciottesimo secolo Voltaire affermava: “il grado di civiltà di un paese si misura osservando la condizione delle sue carceri.”

Possiamo, da questo punto di vista, affermare che l’Italia sia un paese civile? La risposta a questa domanda ce la danno purtroppo i numeri, numeri drammatici che registrano dall’inizio dell’anno ad oggi ben 29 suicidi nelle carceri italiane, ai quali vanno aggiunti anche 3 agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita.

Alcuni vedono le carceri italiane come alberghi di lusso dove manteniamo delinquenti a guardare la tv con tutti i confort, ma nella realtà si tratta spesso di edifici fatiscenti con celle sottodimensionate con un solo bagno (spesso solo una tazza) che ospitano fino a sei detenuti in tre letti a castello.

Gli istituti penitenziari italiani potrebbero ospitare meno di 50.000 persone, ma ad aprile 2023 erano oltre 6.000 in più. Il tasso di sovraffollamento medio è del 120 per cento, tuttavia cambia di regione in regione: in Lombardia ad esempio supera il 150 per cento, San Vittore e Bergamo hanno tassi di sovraffollamento addirittura superiori al 180 per cento.

A fine aprile 2023 poco più del 73 per cento dei detenuti italiani scontava una condanna definitiva. Circa il 14 per cento era in attesa di giudizio, oltre il 6 per cento aspettava la sentenza di appello e più del 4 per cento attendeva il giudizio della Corte di Cassazione.

Quasi un terzo dei detenuti è straniero, una gran parte dei detenuti è tossicodipendente, molti hanno problemi psichiatrici.

Solo il 6 per cento dei detenuti sconta pene definitive superiori ai 20 anni, il 3 per centro è in carcere per pene fino a un anno, mentre i condannati sino a tre anni sono circa il 20 per cento.

Paghiamo ogni anno multe salate all’Europa a causa di questa situazione che non rispetta le normative in vigore.

Il governo vorrebbe risolvere il problema costruendo nuove carceri, tuttavia una emergenza come questa non si risolve con progetti a lungo termine, ma con soluzioni a brevissimo termine. In questo senso il governo ha dichiarato di voler ridurre la carcerazione preventiva derogando la decisione da un solo giudice ad un collegio.

Il Ministro Nordio ha stanziato in queste ore 5 milioni, ma senza una riforma ampia non si potranno fare miracoli.

Perché non sviluppare l’utilizzo del braccialetto elettronico, ma in versione più avanzata di quelli attualmente disponibili che a volte creano problemi? Il braccialetto elettronico permetterebbe di utilizzare lo strumento dei domiciliari per i detenuti in attesa di giudizio e per i condannati a pene brevi. Tagliare il numero dei detenuti in carcere aiuterebbe molto anche il lavoro delle guardie carcerarie, attualmente in numero insufficiente.

Fonti dati: Ministero della giustizia, Associazione Antigone

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