CON L’ULTIMO MISSION IMPOSSIBLE SI CHIUDE UN’ERA.

Ieri sera ho visto la prima dell’ultimo Mission Impossible. Non potevo esimermi, li ho visti tutti e non potevo perdermi quello che mette fine ad una delle saghe action più amate.

Il film non delude, non è il migliore della serie ma è di livello alto come tutti quelli che lo hanno preceduto, con la giusta dose di adrenalina, inseguimenti, combattimenti e buoni sentimenti. Dura quasi tre ore ma non si sentono.

Tom Cruise ha dimostrato il suo straordinario talento attoriale (Billy Wilder lo paragonò a Cary Grant) in numerosi film d’autore (da Nato il 4 luglio a Magnolia) per cui gli sono stati tributati ben tre Golden Globe ed ha ricevuto numerose candidature all’oscar, tuttavia sarà il suo Ethan Hunt a rimanere leggendario.

Al Festival di Cannes il capitolo finale della saga è stato accolto con una standing ovation di cinque minuti, un tributo non solo rivolto al film, ma soprattutto all’uomo che per tre decenni ha interpretato il mito dell’agente segreto che rende possibile l’impossibile e lo ha fatto anche nella realtà scegliendo, in un’epoca di effetti digitali sempre più sofisticati, la via più difficile: ha scalato grattacieli, si è lanciato da qualsiasi cosa volasse, si è avventurato sotto la superficie del mare.

Finisce una stagione del cinema action, tuttavia Cruise può concentrarsi di nuovo sul cinema d’autore, che forse lo diverte meno, ma in cui ci saprà dare ancora emozioni.